lunedì 30 settembre 2019

Il Vernacolo di Accio: A Buo Ritto. Pillonzi. Punzòni.









IL VERNACOLO DI ACCIO


 A BUO RITTO. PILLONZI. PUNZÒNI.

Fino ad inizio Novecento i panni venivano lavati in grandi lavatoi alti circa un metro da terra detti “Pilloni”. Popolane, chi lavava da sé i panni di famiglia, e lavandaie, che lo facevano di mestiere, per usare l’acqua si piegavano in avanti mostrando il sedere peraltro dimenato nell’azione di strofinare e immergere i panni in acqua. Il buco del culo esposto. Buo Pillonzi, o buo Punzòni, o Buho ritto a seconda dei vari luoghi toschi.  Assumendo la posizione detta “a novanta gradi”. Che generava sogni erotici in chi guardava le belle figure.

Il buco del culo esposto per estensione diventa riferito a persona che si sottomette a qualche autorità. Non solo quella dell’eros o del glande ritto. Sta a BUHO RITTO chi si schiavizza per opportunismo per raggiungere sue mete carriera e così via.

Esistono anche nella letteratura poesia cultura su carta stampata e on line lavandaie A BUHO PILLONZI. BUHO PUNZONI. BUHO RITTO?

Sì!

Però in genere sono homini. Guarda un po’ te che rovesciamento di ròli.

Una massa estesa di poeti, a volte sia detto in coppia con poetesse, stanno a BUHO PILLONZI facendosi vedé  e giudià da qualche guardone di critico letterato teorico prefatore interprete cercatore di poeti e poetesse per editori da incubo o più in basso per post su sito che impongono di star, appunto, a BUHO PILLONZI A BUHO RITTO.

Una comica. Che il Vernacolo di Accio rivela.






venerdì 6 gennaio 2017

David Di Scalzo: e quando in piazza a Vecchiano c'era l'asfalto...


Piazza di Vecchiano com'è oggi. Nel giorno dell'annuale Fiera.
Torre campanaria e chiesa di sant'Alessandro risalgono al Medioevo.





DAVID DI SCALZO

E QUANDO IN PIAZZA A VECCHIANO C'ERA L'ASFALTO...

 ... E quando in piazza c'era l'asfalto con i parcheggi al posto dell'erba e a 12 anni tutti s'andava a impènnare con la bici vicino a Garibaldi, dopo con i vespini e per finire anni dopo con giro della piazza alle 5.00 del mattino. 




NOTA

David Di Scalzo è mio parente, figlio di un amato cugino, Angelo detto Cucchio. Che non è più tra noi terrestri. Io tengo molto ai legami della stirpe e del sangue. Anche David sta nel romanzo che ho in testa, tragico e assieme umoristicamente folle; e lui rammenta la piazza che anch'io conobbi, centro del paese e di ogni "ruzzeria" di giorno e di sera. E di notte. Volentieri lo pubblico, e lo abbraccio da lontano. Fondamentale è tenere con noi la stirpe. Il nostro racconto. L'umanità di sentimenti che ne consegue. La storia dei Di scalzo è un "romanzo". Io vi appartengo con i padri i nonni i cugini. 



sabato 26 novembre 2016

Michele Campera: Cercando di Ricordare 1


MC/CDS "Ricordare tra i pioppi si può fare"






Michele Campera

CERCANDO DI RICORDARE

Sarebbe stato bello nascere personaggio per esser ricordato come tale, tramandato di bocca in bocca, di generazione in generazione.
Magari se poi qualcuno avesse avuto la voglia di scrivere due appunti per ricordassi meglio le vicende avvenute in questi luoghi, avresti avuto anche la soddisfazione di apparì su qualche libro.

I racconti tramandati alla rinfusa, detti e ridetti, che passano da tizio a caio, da una bottega all’altra, risentono dello stile di chi li racconta, prendono il vizio di chi li pensa e, tanto per fa’ burletta e paragone, assomigliano alle vicende di una bella paesana che, “levatasi” di mattina presto, s’accorge che gli manca il tempo per sbrigà tutte le faccende prima che facci buio. Magari gli ci vuole l’intera giornata per portare a termine l’impegni e sorte di casa tutta in “ghingheri”, si vuole sentì bella e non vestita col solito grembiulone da tipica massaia.

E sta lustra!, già alla prima bottega viene squadrata, dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli, da quelle comari brutte di natura o imbruttite dalla vecchiaia e dalla cattiveria.

La voce corre veloce e, appena visitati due negozi, sulla nostra bella puledra, cade il sospetto del ganzo. Anzi, il ganzo ce l’ha di sìuro e pare che qualcuno l’abbia già vista divincolassi da qualche parte, quando il marito era a lavorare o nell’orto a vangà le prode. Magari dietro un famoso pagliaio, quello di Gigi di Teglia che, per la posizione strategica tra paese e campi, era ambito dalle coppiette malandrine, in cerca di un’intimità sfuggevole.

Nell’ultimo negozio le chiacchiere la rincorrono e si diffondono nell’aria, anzi la precedono e c’è sempre la comare più coraggiosa pronta a chiedere come vanno le ultime vicende familiari per essere meglio riportate.

La bifolca si informa su come stanno i bimbi in quella situazione di famiglia già separata, noncurante della faccia meravigliata della signora che esce di corsa, presa da rabbia o da vergogna, imprecando contro le malelingue.

Soprattutto inconsapevole che una gonna corta ed aderente, appiccicata ad un fisico da vetrina, possa comportare un tale interesse e una tale distorsione di pensiero fino a partì dalla prima sosta.

E queste sono le chiacchiere nell’arco di una mattinata cadute su una povera sventurata che gli piaceva uscire un po’ “ammodino”; ve l’immaginate le voci riportate, sui nostri personaggi, raccontati per anni di fila, rimbalzate dalla piazza al bar, da tavolino a tavolino?, ce n’è per tutti i gusti e tutte le fantasie.

Così le vicende prendono pieghe diverse da bottega a bottega, da un grubbe a quell’altro, tra un uscio e quell’accanto; le immagini percorrono la mente, cambiano scena e colori a seconda della voce che le tramanda, che le illustra, che si grogiola, con gli amici, a raccontare le storie di quel personaggio.

Anche i particolari cambiano di volta in volta e sono difficili da acchiappare e di farli tuoi perché, sarà anche la tua mente, a trasformarli in un qualcosa di spontaneo e caratteriale come se fossi “stato li” a viver quei momenti.

E allora è meglio scriverle quelle scene, buttà giu due appunti, cercà d’esse più preciso possibile senza fatti piglià dalla foga dell’immaginazione, e raccontà i fatti come sono realmente accaduti anche se, mi rendo conto, non è facile.

Anch’io mi son fatto trascinà dalla fantasia per la voglia di raccontà alcune vicende vissute o riportate e alcuni episodi potranno risultà un po’ modificati, alcune scene tra loro collegate potrebbero essere avvenute in periodi diversi , ma la sostanza non cambia, i personaggi sono proprio loro, con le loro sfumature, con la loro creatività, con le loro fantasie e resteranno tali per i secoli a venire.

Questi nostri paesani potranno essere ricordati e raccontati ancora da centinaia di bocche, riportati in altre decine di libri con tantissime distorsioni e imprecisioni, magari storie l’una diversa dall’altra sulla stessa vicenda senza, però, mai cambiare la sostanza.

Ho cercato di rammentanne qualcuna, “sconcaando” un po’ in qua e un po’ in là, senza tenè di conto nè dell’età, nè del periodo di vita e nè della cronologia storica dei fatti avvenuti, ma solo storie così come mi venivano in mente, alcune perché vissute, altre per sentito dire.

Alcune “cose” saranno ingigantite, altre minimizzate, ma i nostri personaggi rimarranno tali e quali, e saranno gli eroi alla rovescia della nostra storia vista all’incontrario, vista da una prospettiva che non a tutti piace, ma adorata da chi, della vita, ha scelto la parte migliore.

Siate anche compiacenti e un po’ compassionevoli nei confronti di chi cerca di buttà giù due appunti senza la pretesa di essere scrittore, poeta o romanziere, ma un autentico analfabeta, anzi “arfabeta” come si usa dire qui.


Magari vuole soltanto divertissi un po’ con voi come se fossimo seduti ad un tavolo del bar, anzi del grubbe, a becci un correttino “rum e sassolino”…”Ora tocca a me che ho in mente una storiella”…”io la sapevo differente, ma te ne dio un’altra”…facci, minimo le due di notte, a raccontare una serie di fatti successi “per davvero”, scritti non in italiano, non in volgare e nemmeno in dialetto ma così, come se si chiacchierasse, tra paesani di questi posti, con le nostre frasi “strascìate”.


... CONTINUA



domenica 26 giugno 2016

"VIAGGI E ALTRI VIAGGI" di Claudio Di Scalzo. Ricordo di Paolo Fatticcioni e proposta alla neo-amministrazione del Comune di Vecchiano di dedicargli una serata al Teatro Olimpia







"VIAGGI E ALTRI VIAGGI" DI CLAUDIO DI SCALZO - 2006 - DOVE E' PRESENTE ANCHE LA STELE E UNA STORIA DEDICATA A PAOLO FATTICCIONI (LAURA, 1948 - NODICA 2005).

QUELLI DEL PD VECCHIANESE, ASSESSORATO ALLA CULTURA!, DOVREBBERO DEDICARE UNA SERATA A QUESTO GENIALE PERSONAGGIO E BARBIERE.
ALTRO CHE I SOLITI PSEUDO-INTELLETTUALI LOCALI E FOSSILI PISANI ACCADEMICI (E AUTO-NOMINATISI "AMICI" COME IL FILIFORME OVIDIO DELLA CROCE CHE CONSUMO' IL CAMPANELLO DI CASA ALLO SCRITTORE NEL PIGIARLO E CHE MAI ANTONIO GLI APRI') A PLAUDIRE LODI SULLA CASSA DEL MORTO NEL TEATRO OLIMPIA! - MAGARI SE DECIDONO DI FARLA UNA SERATA DEDICATA A PAOLO FATTICCIONI STAVOLTA M'INVITANO!
GLI GIRO ANCHE IL POSSIBILE (SON GENEROSO!) TITOLO: "IL PAZZO" PAOLO FATTICCIONI DALLE MOLTE DIMENSIONI" - Claudio Di scalzo detto Accio



NOTA: Sommessamente faccio notare ai lettori navigatori che Paolo Fatticcioni è inserito in un'antologia dove figurano Hesse e Baudelaire e Mallarmé e Fattori. L'inclusione scandalizzò gli intellettuali attivi nel 2006 in Italia. Ma io me ne infischio! delle carriere letterarie. E delle esigenze di questa sinistra culturale per modo di dire sinistra culturale... ma idiota nel vero senso della parola. Che han portato l'Italia alla rovina insieme al partito, PD, ora al governo per conto della Turbo-Finanza-bancaria italica e di Bruxelles!



domenica 29 maggio 2016

Claudio Di Scalzo: Ferruccio Pagni. Pittori tra Mare e Apuane 1


Ferruccio Pagni
"Tramonto a Massaciuccoli"
Primo decennio del Novecento
Olio su cartone 23 x 38
Roma - Collezione privata


Claudio Di Scalzo

FERRUCCIO PAGNI

(Pittori tra mare e Apuane)

1

Il futuro pittore nasce a Livorno nel 1866. Diventato allievo di Giovanni Fattori tra il 1866 e il 1891 a Firenze si "zuppa" a macchia-macchiaiolismo. Espone con gli altri ammacchiati. 

Quanto conta per "Vecchiano un paese" è che diventa "attizzatore" del Gruppo di Torre del lago. Detto "Della Bohème". Con Giacomo Puccini al centro. E altri pittori baciati da fama e altri da miseria come Nomellini, Angelo e Ludovico Tommasi, Fanelli. Dipinge il lago di Massaciuccoli e dintorni  e paesaggi che da una parte son post-impressionisti e macchiaioli e dall'altra, spennellano vampate stilistiche più simboliste. 

Disegnava in un capanno sul lago. Intanto che Puccini tirava doppiettate alle folaghe. Contatto con la natura e pittura ed esposizioni a Viareggio fallimentari a rischio lancio verdura. Albe e crepuscoli e tramonti. Anche nell'amicizia, infatti letìa a torce nere con Giacomone. E smamma in Argentina nel 1904. Farà pace con il torrelaghese imbestiato e smoccolante al par suo nel 1905. Quando Puccini capita a Buenos Aires in tournée. Nel 1917 torna a Torre del Lago. E qui ci mòre nel 1935.

La sua pittura nutre le mia tavolozza spirituale e memoriale. I sui paesaggi son quelli dove realisticamente son cresciuto. Tutti i pittori che han dipinto i luoghi tra Marina di Vecchiano-Versilia-Apuane ed entroterra sono per me "memorabili".

   


lunedì 23 maggio 2016

Claudio Di Scalzo: Autoritratto il dì 23 maggio 2016


CDS: "Scrittore Scalzo il dì 23 maggio 2016"





AUTORITRATTO
SCRITTORE SCALZO
IL DÌ 23 MAGGIO 2016

Guardo proprio voi!
Nel ricci grigi tegno il non detto
Lo stanco tempo del poi
Parole in agretto






(a chi passa da qui...)








sabato 21 maggio 2016

Claudio Di Scalzo: "Buiore" - Fotografia novella breve


Claudio Di Scalzo: "Figura nel buio virato seppia"
fotografia dal disegno a colori "Figura nella notte spuria" 
(21 maggio 2016 - Acrilico su carta 40 x 30)







Claudio Di Scalzo

FOTOGRAFIA NOVELLA BREVE

4

BUIORE

Figura si consegna al buio illimitato cercando scacco
nell'organo della visione e colpo di tacco
nello spavento misto a piacere. E nell'incedere bislacco
(il viaggio lo fu lo è lo sarà) s'affida a Eros a Bacco.  



CDS
"Figura nel nero buio filtrato"
fotografia dal disegno a colori
 "Figura nella notte spuria" 
(21 maggio 2016)